Chi disse “Preferisco avere fortuna che talento” percepì l’essenza della vita.
La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita, terrorizza pensare che sia così fuori controllo.
Avevo più o meno vent’anni quando mi sono affacciato al mondo della fotografia e sicuramente pensavo di avere talento, tantissimo talento – anche se in realtà non sapevo nemmeno da dove iniziare ma, forse, quest’ingenua sfacciataggine, che caratterizza un pò i giovani ‘di strada’, mi ha aiutato, almeno a crederci.
Oggi ho capito, grazie anche a Woody Allen e a Match Point, però, che non si tratta di talento ma di fortuna.
Sì, la mia fortuna sono state le persone che ho incontrato e che oggi custodisco gelosamente nel mio cuore, perché è proprio come quando incontri una persona e te ne innamori: non sai cos’è quella persona ma riconosci che c’è qualcosa che fa per te, proprio come dice Letizia Battaglia.
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Il punto è che non è sempre facile riconoscere quel qualcosa che fa per te: incontrare una persona significa scontrarsi con una nuova realtà, nuove idee, nuovi obiettivi e a volte si allontanano talmente tanto da noi che in realtà, sì, ce ne innamoriamo, siamo incuriositi ma ci destabilizzano e, a volte, ci costringono a fare i conti con la nostra realtà ed ad ammettere i nostri errori e i nostri limiti. Basterebbe una parola, o forse due: capacità di adattamento al cambiamento – no, avete ragione, sono tre.
Ed è quando non riusciamo più a trovare un punto d’incontro che dobbiamo avere il coraggio di lasciare andare.
Stava per nascere mia figlia Desirèe e mi sono ritrovato con un pugno di mosche in mano, dovevo decidere se andare avanti o tornare indietro. Ero convinto che era la strada giusta, oggi sono convinto che già all’epoca ero alla ricerca della mia felicità ma ancora non lo sapevo. Per parlare di felicità, però, bisogna fare un passo indietro e andare a ripescare la definizione che dà Aristotele alla parola felicità: felicità in greco si dice eudemonia che significa la buona realizzazione del demone, della virtù.
Se è vero che le parole hanno un peso, vedi Aristotele e il suo concetto di eudemonia, dobbiamo anche saperle usare.
Per fare il poeta, in fondo, dobbiamo saper usare le parole e ancora prima, bisogna cercarle le parole giuste, sceglierle: la bellezza è cominciata proprio quando qualcuno ha cominciato a scegliere.
Io ho scelto, ho scelto di essere felice, ho scelto di (in)seguire il mio demone.
L’ultima persona che ho incontrato – e per ultima si fa per dire, per fortuna, è Federica Mari e a lei va il mio grazie più grande per avermi permesso di raccontare la mia storia: ancora una volta, la mia fortuna, sono le persone che incontro e che hanno deciso di condividere con me la loro esperienza, le loro paure e i loro timori nell’ammettere i propri errori.
Lo speech al workshop di Assisi arriva proprio in un momento particolare della mia vita, in cui ho preso coscienza di molte cose – anche di me stesso – e sono pronto a raccontar(mi), ovviamente dopo aver scelto le parole giuste. Avevo due ore a disposizione, volevo raccontare il percorso che mi ha portato ad essere il fotografo, e la persona, che sono oggi. Ammetto che l’emozione era tantissima, Francesco Gravina ha subito dato via agli speech parlando anche lui un pò di persone, “Le persone sono la vera magia” ha scritto in una slide del suo intervento che mi è rimasta impressa nella mente.
Era il mio turno, ho iniziato a parlare ma Francesco mi ha interrotto, ND Studio e Giacomo Terracciano erano venuti a farmi una sorpresa: riprendere è stato ancora più difficile che iniziare. Dopo di me Edoardo Agresti ha presentato il suo libro e la giornata si è terminata con un bel bicchiere di gin tonic e tante belle chiacchiere in compagnia.
Federica Ariemma, Fabio Mirulla e Susana Barbera, i tre master dei tre giorni a seguire, ci hanno raccontato la loro visione della fotografia, da dove sono arrivati e qual è il loro obiettivo.
La parola d’ordine di questo mese è sicuramente condivisione e la condivisione è lo strumento principale attraverso il quale possiamo evolverci, apprendere, scoprire e dare significato alle cose, analizzarci, ri-elaborare i nostri pensieri e migliorarci: la condivisione è essenziale per la nostra crescita, oltre che professionale, anche personale.
Ed io ho voglia di crescere.